Ancora una volta succede questo, con uno schema identico e micidiale: un uomo uccide una donna da cui è stato lasciato perché non accetta la sua libertà.
L’omicidio è l’esito estremo, prima si passa per l’inganno di un amore totale, ammorbato dalla smania di controllo, da una gelosia furiosa che tenta, qualche volta purtroppo riuscendoci, di isolare la “preda” da ogni contesto di amicizia, solidarietà, affetti, divertimenti, interessi che possano minare la bolla malata di presunto amore. Poi si passa al gesto violento, che può essere anche uno, uno soltanto. Perché si percepisce un tentativo di allontanamento, un’insofferenza al controllo, o una decisa volontà di interrompere il rapporto.
Credo che ognuna di noi abbia vissuto o conosciuto almeno indirettamente storie così, senza arrivare all’omicidio. Ma chi può dirlo quante donne hanno rischiato e rischiano di morire ogni giorno? Per uccidere può bastare un colpo solo, ben assestato. E la violenza è sempre e comunque tentato omicidio. Non per la legge, certo. È il tentativo di uccidere la libertà, la negazione di ogni possibile forma di amore.
La cosa più difficile è sradicare il senso di colpa, interrompere la spirale, quel precipizio verso la trappola da cui non c’è verso di uscire vive.
Non è colpa tua, non è colpa tua, l’amore non c’entra niente con il possesso, con il ricatto, le lusinghe minacciose.
Siamo stanche di dover imparare e insegnare che bisogna temere quei segnali, analizzarli come entomologhe per distinguere la gelosia dall’ossessione, il dolore per una separazione da un progetto omicida, l’elaborazione del distacco dal tentativo di annullare una libera scelta.
L’amore deve essere il luogo della fiducia e del rispetto, un tempo presente senza ipoteche sul futuro, un presente di progetti che s’intrecciano nella libertà e nel desiderio. Gli amori possono finire, o interrompersi per poi ricominciare. Le pene amorose hanno alimentato splendide opere d’arte e di scrittura.
Imparate a sublimare così la frustrazione di essere respinti. Imparate a coltivare il rimpianto e la delusione per far nascere sentimenti nuovi.
Sì, lottiamo perché l’educazione sentimentale e sessuale sia praticata in ogni fase della vita delle bambine e dei bambine, delle ragazze e dei ragazzi, nelle famiglie e nelle scuole.
Ma smettetela di uccidere le donne che non potete possedere e non sapete amare.
È una mattanza che deve finire.
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