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Immaginare e sentire

Questo post potrebbe suscitare sorrisetti ironici e alzate d'occhi al cielo. Anche qualcosa di peggio.
Però quando a me sono state dette o quando ho letto cose simili a quelle che sto per scrivere, ho iniziato a cambiare radicalmente prospettiva e atteggiamento verso la realtà pessima che stavo vivendo riuscendo a invertire la tendenza negativa.
Ogni volta che mi sono sentita intrappolata dalla paura e da un destino funesto mi sono ricordata che era possibile uscire da quel loop immaginandomi fuori, guarita e felice di esserlo.
Quando il 5 novembre del 2005 ho scoperto che dopo sei anni mi era tornato il cancro, sotto forma di metastasi al fegato ho dovuto aspettare  oltre due mesi di attesa prima di essere operata e curata dalla chemio. In quei due mesi ho fatto cose che voi umani… Ho fatto cose che in condizioni normali probabilmente non avrei mai fatto, ho creduto di poter eliminare il cancro meditando sui colori dei chakras, abbandonandomi alle cure di una guaritice, ripetendo come un mantra che le mie cellule erano sane, attivando il qi, o chi, o energia, o prana con i passi dell’anatra selvaggia che mi ha insegnato il maestro cinese di Qi gong, visualizzando l’impazzimento delle mie cellule e il loro rinsavimento. E sono certa che non sono state solo la chirurgia e la chemio a curarmi. Tutte quelle cose un po’ stregonesche che facevo hanno contribuito in modo sostanziale a farmi guarire. Io lo so.
Quando un anno e mezzo fa era riapparso un sospetto nella tac, avevo dimenticato che cosa dovessi fare. Stavo precipitando nel terrore, ero convinta che tutto stesse ricominciando da capo. Poi mi è stato regalato un libro che cerca di tenere insieme fisica quantistica, misticismo, meditazione orientale. Ho iniziato a sfogliarlo mentre aspettavo di fare un’ecografia che avrebbe dovuto fugare il dubbio. Via via che leggevo quell’invito a credere nel potere di realizzare i desideri immaginandoli come già realizzati, provando a sentirsi e a emozionarsi come se fossero già realizzati, cominciavo a sorridere di felicità per la certezza di avere tutte le cellule a posto.
Infatti il dubbio non era una nuova metastasi ma un innocuo angioma.
In questi giorni ho avuto bisogno di ricordarmi che cosa significa pensare la guarigione e sperimentarla come avvenuta. Sto cercando il modo di trasmettere questo pensiero a un’altra persona, ma non è facile e non so se potrei riuscirci. Non ancora. Allora ho deciso di farlo io. Ho deciso di immaginare e sentire come già avvenuta la guarigione delle persone che in questo momento stanno male e aspettano di ricevere le cure giuste. Immagino e sento. E le cose cambiano, si trasformano, migliorano.
Voglio restare in questo stato – apparentemente mistico e irrazionale – per tutto il tempo necessario. Senza dimenticare mai che sappiamo pochissimo di ciò che possiamo essere e di ciò che abbiamo il potere di fare.
 
 

LA COSTRUZIONE DI UN LUOGO DI CURA

Inizio a sentire quell’aria autunnale propizia a mettere in cantiere progetti. Sono giorni che mi frulla nella testa l’idea che questa mia condizione, status, non so bene come definirla, di vittoriosa pluricombattente contro il cancro, possa costituire una ricchezza condivisibile, da redistribuire tra altre donne che forse, almeno all’inizio, ne sono sprovviste. La vecchia associazione tra medici e pazienti del San Giacomo mi pare abbia fatto la stessa brutta fine dell’ospedale (ormai chiuso da quasi un anno), ma quello che ho in mente è qualcosa di più specifico, simile credo a quello che fanno a Modena e in rete le valorose amiche del Cesto di ciliege. Supporto, informazione, condivisione, organizzazione di una rete che possa proteggere e aiutare a far ripartire con una vita nuova, se possibile addirittura migliore. Sogno una sede luminosa, colorata, aperta in un via vai continuo di scambi e opportunità. M’immagino una nuova disciplina psicofisica ("mamma", mi dice spesso Lula quando mi vede alternare per casa posizioni e passi, respiri e movimenti, "dovresti inventarti una cosa che mescoli yoga, qi gong, pilates, e magari anche danza") che integri tutto ciò che può fare bene, attivare energia, aprire il cuore, rendere lo sguardo più luminoso e il respiro tranquillo. E che faccia divertire. Ridere. Bisogna ridere molto, si sa, perché è il miglior modo per rafforzare il sistema immunitario.

Vorrei insegnare a raccontare quello che ci accade senza avere paura e vergogna, a credere nel potere terapeutico della parola, scritta o detta, quando occorre anche urlata.

Mi sembra già di vedere il dottor Zeta che insieme alle terapie consiglia di affacciarsi in questo luogo di ri-costruzione abitato da creature dalle risorse inesauribili, capaci di danzare mentre indossano corazze e brandiscono affilate armi di difesa.

 

LO ZEN E L’ARTE DELLA MEDICINA

Zeta ha cominciato a scrivere, e da quel po’ che mi ha letto – visto che scrive rigorosamente a  mano, con una grafia che pure lui non decifra tanto bene – ho capito che l’integrazione della sua scrittura alla mia funziona benissimo.

– Lo sai, – mi ha detto mentre scorrevamo il manoscritto per capire in quali punti dovesse inserire le sue riflessioni – al congresso dell’Asco si è parlato molto di terapie complementari, e pare che il Ginger, lo Zenzero insomma, funzioni benissimo per evitare la nausea durante la chemio. Il tuo maestro cinese aveva ragione…

– Non avevo dubbi! Quando lui me ne parlava ho letto pure articoli sulle sue proprietà terapeutiche.

– E poi, leggendo il tuo libro, e poi discutendo con i miei colleghi, ho capito che per una donna giovane la terapia ormonale è molto più destabilizzante e dura da accettare della chemio. Vero?

– Sì, è così. Ora che ho superato i quaranta l’accetto abbastanza bene, ma dieci anni fa…

– Mmh, però! ce n’ho di cose da scrivere. Tutte le volte che mi tiri in ballo racconterò il mio punto di vista, che dici?

– Dico che mi piace, la partenza con la spiegazione degli ideogrammi giapponesi dei tuoi quadretti appesi in ospedale è  perfetta…

Speriamo di riuscire a chiudere presto. Fa caldo, è tempo di vacanze.

CARE CELLULE

Ho ricominciato a fare ogni giorno i movimenti del Qi Gong, che da settembre avevo un po’ trascurato a favore dello yoga e perché la mattina vado sempre di corsa e non c’è più quel tempo tutto per me, a casa. Non che rimpianga i lunghi mesi di cure e convalescenza, non sia mai. Però mi piaceva essere così padrona del mio tempo, e sembra un paradosso visto che stavo lottando proprio perché il tempo non mi sfuggisse via.

Rileggendo quei post del passato ho avuto nostalgia, sì, nostalgia dei ritmi rallentati, delle letture pomeridiane sul divano e del Qi Gong mattiniero, dei respiri profondi e delle meditazioni sui chakras. Della libertà di scrivere quando ne avevo voglia, e non se avevo tempo.

Allora ho deciso che certe cose devo continuare a farle sempre, perché mi fanno bene.

Forse sotto sotto mi è presa tanta strizza e cerco di arrivare ai controlli della prossima settimana carica di Qi, di energia buona da far circolare nel sangue e nelle cellule. Le mie cellule. Mi verrebbe voglia di farci una bella chiacchierata, con quelle cosine lì. Come va, ragazze? Siete in forma? Ditemi se avete bisogno di qualcosa, perché se una di voi ha intenzione di ricominciare a fare la matta, a dare messaggi sbagliati in giro per il mio corpo, io prima o poi la pesco e la faccio nera. Ecco, mettiamoci d’accordo. Ho bevuto due tazze di tè verde, ora vado a fare i 64 movimenti dell’anatra selvaggia del Qi Gong e poi un po’ di yoga. La mattina faccio l’alternativa con l’Aloe e la sera non salto mai la pasticca di Femara, così gli estrogeni sotto controllo non dovrebbero farvi venire strane idee in quella vostra testolina. Care cellule mie, adorate. Fate le brave.

LA VIA CINESE ALLA GUARIGIONE

Sono andata dal maestro Yang, che mi ha spiegato tutti gli esercizi di Qi Gong per riequilibrare, disintossicare e guarire il fegato. In più devo prendere ogni mattina tintura madre di carciofo, bardana e equiseto e seguire alcune regole alimentari, che francamente non credo che riuscirò a seguire. Ci proverò, ma rinunciare del tutto al caffè per me è una tortura. “Solo una tazzina, non mi farà mica male…” ho provato a dirgli. “Giorgia!” ha esclamato guardandomi severamente “per te caffè E’ PROIBITO!” “Proibito?” “Proibito! Devi bere tè verde. Molto tè verde.” “Sì, lo bevo già. Ma la mattina il caffè…” “GIORGIA! Parliamo di tua salute.” E molto a malincuore ho scritto nei miei appunti CAFFE’ PROIBITO. “Anche latte, formaggi, per te non vanno bene.” Anche questo lo temevo, rinuncerò alla mia ricotta mattutina, ma allo yogurt no.

“Ti piace il fegato?” “Mah, è tanto tempo che non lo mangio, però mi piaceva, sì.” “Bene! Devi mangiare fegato. E naturalmente tanta frutta e verdura. Pesce e carne che non siano troppo yang. Per esempio, carne di maiale sì, ma di maiala no.” “Cosa?” “Carne di maiale femmina non devi mangiarla.” “E come faccio a sapere se è femmina o maschio.” “Chiedi. Tu devi chiedere. Anche gallo non va bene. Lo so che qui fate grande confusione, ma da noi in Cina la carne è divisa sempre tra carne di maschio e carne di femmina. Altrimenti vai in montagna [ma forse voleva dire in campagna] e scegli animali ancora vivi. Così non puoi sbagliare.” Aaaagh! No per carità, piuttosto divento completamente vegetariana, ma andare a scegliere la bestia da farmi ammazzare no, non posso farlo. Lo so che è ipocrita, ma preferisco andare dal macellaio e chiedere il sesso della carne che mi sta vendendo.

“Devi fare questi esercizi che ti ho spiegato, e poi i movimenti dell’anatra selvaggia che stiamo studiando, prendi le erbe che ti ho detto prima e stai attenta all’alimentazione. Ormai sei stata operata, fai la chemioterapia, ma vedrai che se farai quello che ti ho detto non ti ammalerai più. Mai più. E ci vediamo stasera, a lezione.”


Come una funambola

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