Martedì sono arrivata agli studi della DEAR accompagnata da Sten, dopo una notte insonne e un violento temporale al mattino. Ero agitata, due occhiaie profonde, la pancia sottosopra, il vestito di lino già tutto stropicciato. Ma dopo pochi minuti mi sono ritrovata in sala trucco, accanto alla mamma di Vic Arrigoni, che doveva prepararsi in fretta perché era la prima ospite, a commuovermi raccontandole che avevo seguito suo figlio attraverso Facebook, prima che venisse ucciso. La mia preoccupazione è scivolata via osservando il dolore composto e l’orgoglio di questa donna. Troppo poco il tempo per dirsi qualcosa in più, se non rispondere al suo “e adesso come stai?”. Sto bene, sto bene. Poi è stata chiamata per la prova microfono, e io sono rimasta sola con la truccatrice, anche lei con il peso di un lutto di cui mi ha messo al corrente una volta capito che tipo di “ospite” fossi. Mentre trafficava sul mio viso coprendo le occhiaie, mascherando le rughe, illuminando gli occhi e lucidando le labbra mi raccontava e le raccontavo, mentre da lontano sentivo arrivare da un monitor acceso le voci della signora Beretta, la madre di Vittorio. La trasmissione era cominciata. Dopo un veloce passaggio dalla parrucchiera, ero pronta per scendere nello studio, accompagnata sempre da lei, la maga del maquillage, visto che la persona con cui avevo parlato per preparare l’intervista dove seguire i vari ospiti, dal giudice Caselli, a Giovanni Impastato, al documentarista etiope Dagmawi Ymer. Sten era già dentro, tra il pubblico, io invece ho aspettato ancora un po’ dietro le quinte, sono stata “microfonata”, ho sbirciato nello studio tentando di seguire parte del programma, Sten mi ha fatto ciao con la mano dal suo posto in prima fila e finalmente qualcuno mi ha detto di non preoccuparmi, mi ha mostrato le due sedie dove si sarebbe svolta l’intervista e, puf! Mi sono trovata davanti la bella faccia sorridente di Arianna Ciampoli mentre Giovanni Anversa introduceva l’argomento. A quel punto quello che è successo lo potete vedere qui, a partire più o meno dal 50° minuto.
Durante la seconda parte, dedicata al coraggio di chi denuncia le mafie, mi sono seduta accanto a Sten, e la signora del pubblico che avevo accanto mi ha chiesto, pure lei, “e adesso come sta?” Bene, bene. “E la chemio è tanto brutta vero?” Ho trattenuto un moto di fastidio, mi sono forzata a sorridere: “non è la chemio ad essere brutta, ma il cancro, che la chemio cura.”
Alla fine, prima di andare via frastornata e contenta, sono riuscita a rivedere la signora Beretta, e le ho regalato una copia di Come una funambola che, per rettificare la scheda fatta passare durante l’intervista, non è edito dal Gruppo editoriale l’Espresso, ma è stampato attraverso il sito Ilmiolibro.it ed è ancora alla ricerca di un editore…
Devo ammettere che questa volta non posso fare la solita criticona verso me stessa, e quasi quasi ci faccio un pensierino sull’intraprendere una strada nuova, come qualcuno mi ha suggerito 😉
Tornando con i piedi ben piantati sulla terra, e chiusa questa bella, intensa, parentesi televisiva, oggi ho iniziato a fare i controlli del semestre, che si chiuderanno martedì con la tac.
Ultimi commenti