Quattro giorni a Napoli con Sten, un lungo ponte ricreativo e romantico, il mio regalo per il suo compleanno.
Tranne transitarci l’anno scorso per andare a Ischia non mettevo più piede in questa città meravigliosa da quando ci ho lavorato facendo la pendolare, Lula piccolissima, tra i dieci e i sedici mesi, io affannata ogni mattina quando fuori era ancora buio, autobus fino alla stazione, il treno delle 6.10 per arrivare puntuale alle 8 a Castel Capuano. E poi fuggire alle due per tornare a Roma in tempo per andare a prendere la figlietta al nido, a meno che non erano giornate di lunga, allora arrivavo più tardi e la trovavo già a casa. Il tempo di stare un po’ con lei e Sten, cenare, andare a dormire prestissimo, sveglia alle 5, autobus, treno, eccetera eccetera. Un periodo faticosissimo, per fortuna durato poco, ma non così poco da non aver provocato danni.
Ma in questi giorni di vacanza, invece, che bellezza girare per Napoli senza fretta, entrare nelle chiese, visitare i musei, passeggiare per il lungomare, mangiare la pizza buonissima, ammirare le isole dalla certosa di San Martino o dal parco di Posillipo, chiacchierare a colazione con i proprietari del bed & breakfast impreziosito da un enorme giardino interno stupefacente…
Certo, le contraddizioni e le disgrazie di Napoli sono lì, sotto gli occhi di chiunque, le tante bellezze mal curate – che rabbia trovare le sale chiuse al Museo archeologico nazionale e un pessimo sistema di segnaletica! – o depredate, come i libri antichi della biblioteca sotto sequestro giudiziario dei Girolamini, per non parlare della monnezza visibile e invisibile, in superficie o interrata, più o meno tossica, che fa tremare tutti noi al pensiero di quello che che mangiamo e abbiamo mangiato considerandolo il cibo più buono del mondo.
Napoli è anche questo, come molte altre parti d’Italia, piene di bellezza tradita e nascosta, attraversate da illegalità, indifferenza e scempio.
Ma quando la bellezza la vedi e la respiri, e il passato si lascia accarezzare dal presente, allora dimentichi gli orrori, guardi il mare, un’isola lontana, una menade danzante proveniente da Pompei, e riesci ancora a non perdere la speranza.
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