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Il luogo dell’anima

Sto prendendo congedo da un luogo dell’anima, da una casa che ho vissuto d’estate (e non solo) per quarantadue anni, e che ora abbiamo venduto. Di quel luogo, del colle maremmano con la torre e le fondamenta di un tempio etrusco ho scritto tante volte qui, nel corso degli anni. In un certo senso, indirettamente, è grazie a quella casa, a quel luogo, alle persone che ne facevano parte come me da tanti anni, se ho aperto un blog: l’estate del 2004 ho scoperto questo mondo grazie ad Alessandra, che raccontava la sua vita di expat dall’Olanda. Lei non ha più la casa da qualche anno, e anche il blog ha smesso di scriverlo e lo ha pure cancellato.

Domenica scorso mentre facevo il bagno lo guardavo, quel luogo: scogli, torre, spiaggetta, la macchia mediterranea sul versante bello, quello verso la baia con il profilo del castello del borgo e l’isola all’orizzonte. Piangevo, piangevo, immersa nell’acqua che contiene anche mio padre.

Quel luogo, ne sono certa, resterà sempre il mio luogo del cuore, e so che lo sarà anche per Lula, che lo conosce da quando è nata ed è lì che vuole stare almeno per un pezzo di ogni sua vacanza.

Non smetteremo mai di tornarci, e quel luogo non smetterà mai di accoglierci.

Vacanza

Questa è una vacanza semplice, niente viaggi, niente luoghi nuovi, tutte le sante ferie d’agosto nella casa al mare di famiglia, che frequento dal 1974, in Maremma.

L’ultima volta che ho fatto questo genere di vacanze Giulia era ancora in passeggino, adesso la ragazza serve ai tavoli dell’immancabile sagra del paese per guadagnarsi qualche soldo e poi fa le ore piccolissime con amici e fidanzato. Lei sta bene, e noi pure.

Io e Sten ci riposiamo assai, e grande soddisfazione arriva da un accrocco di tenda che montiamo in spiaggia per avere uno spazio ombroso adeguato, leggiamo tanto, vita sociale quanto basta. Ci ripromettiamo di andare un po’ in giro per visitare i dintorni che ancora non conosciamo, per ora ci limitiamo a fare la classica vita di mare. Anche se c’è chi annuncia la fine dell’estate qui il tempo regge bene, il caldo torrido che ci ha steso per tutta l’estate ha finalmente mollato la presa, e la sera si alza una brezza fresca, che mi ha fatto tornare voglia di scrivere.

In più, a deliziarci, ci sono sei micetti e due mamme gatte che abbiamo temporaneamente adottato in società con altri vicini.

Come la vita, anche i pensieri qui sono assai semplici.

Statemi bene, a presto.

 

Di compleanni, studioli, luoghi cari

  Ho scavallato piacevolmente il mio quarantottesimo compleanno, anticipando un po’ il ponte del Primo maggio per fare una puntata a Urbino, che Sten non aveva mai visitato e per cogliere l’occasione culturalmente ghiotta di rivedere ricomposto lo studiolo del duca Federico da Montefeltro anche con i ritratti degli Uomini illustri. Ogni tanto è bello andare a ripescare nella memoria quel bagaglio di conoscenze che gli studi universitari di storia dell’arte mi hanno lasciato, la bellissima inutilità del sapere a cosa alludono gli oggetti rappresentati nelle tarsìe lignee o che la Flagellazione di Piero della Francesca forse nasconde un riferimento a un tradimento contemporaneo, alla guerra contro i Turchi, o a qualcos’altro su cui gli studiosi ancora discettano. Bello anche ricordare i corsi di musica antica che frequentavo da ragazzina proprio lì, a Urbino, d’estate. Che luogo magnifico, che aria buona si respira!

Il giorno dopo abbiamo attraversato gli Appennini, e siamo andati nella vecchia cara Maremma, nella speranza, delusa, di poter fare il primo bagno della stagione. L’aria di mare e il calore del sole non sono mancati, nonostante il vento, le nuvole di passaggio, e qualche goccia di pioggia. Ho festeggiato insieme a persone care, con cibo genuino e un buon bicchiere di Morellino. E anche di questo sono felice.

In questo periodo continuo a canticchiare dentro di me il canto carnascialesco di Lorenzo de’ Medici:

“Quant’è bella giovinezza

che si fugge tuttavia!

Chi vuol esser lieto sia

di doman non c’è certezza.”

 

 

 

Napul’è

Quattro giorni a Napoli con Sten, un lungo ponte ricreativo e romantico, il mio regalo per il suo compleanno.

Tranne transitarci l’anno scorso per andare a Ischia non mettevo più piede in questa città meravigliosa da quando ci ho lavorato facendo la pendolare, Lula piccolissima, tra i dieci e i sedici mesi, io affannata ogni mattina quando fuori era ancora buio, autobus fino alla stazione, il treno delle 6.10 per arrivare puntuale alle 8 a Castel Capuano. E poi fuggire alle due per tornare a Roma in tempo per andare a prendere la figlietta al nido, a meno che non erano giornate di lunga, allora arrivavo più tardi e la trovavo già a casa. Il tempo di stare un po’ con lei e Sten, cenare, andare a dormire prestissimo, sveglia alle 5, autobus, treno, eccetera eccetera. Un periodo faticosissimo, per fortuna durato poco, ma non così poco da non aver provocato danni.

Ma in questi giorni di vacanza, invece, che bellezza girare per Napoli senza fretta, entrare nelle chiese, visitare i musei, passeggiare per il lungomare, mangiare la pizza buonissima, ammirare le isole dalla certosa di San Martino o dal parco di Posillipo, chiacchierare a colazione con i proprietari del bed & breakfast impreziosito da un enorme giardino interno stupefacente… daposillipo

Certo, le contraddizioni e le disgrazie di Napoli sono lì, sotto gli occhi di chiunque, le tante bellezze mal curate – che rabbia trovare le sale chiuse al Museo archeologico nazionale e un pessimo sistema di segnaletica! – o depredate, come i libri antichi della biblioteca sotto sequestro giudiziario dei Girolamini, per non parlare della monnezza visibile e invisibile, in superficie o interrata, più o meno tossica, che fa tremare tutti noi al pensiero di quello che che mangiamo e abbiamo mangiato considerandolo il cibo più buono del mondo.

Napoli è anche questo, come molte altre parti d’Italia, piene di bellezza tradita e nascosta, attraversate da illegalità, indifferenza e scempio.

pitturaMa quando la bellezza la vedi e la respiri, e il passato si lascia accarezzare dal presente, allora dimentichi gli orrori, guardi il mare, un’isola lontana, una menade danzante proveniente da Pompei, e riesci ancora a non perdere la speranza.

Fine estate

Oggi sono ufficialmente terminate le mie vacanze, che soprattutto negli ultimi dieci giorni sono state vacanze vacanze. Stacco completo, ero in un posto dove non c’era campo per il cellulare, ergo nemmeno per Internet, tranne quando eravamo in spiaggia. 560501_10201753824278056_748988753_nNiente televisione, in mezzo alle montagne a qualche chilometro da Maratea, tra pecore, capre e mucche, dei bravissimi musicisti tra gli ospiti, il pastore novantenne che portava il formaggio e veniva a socializzare ogni sera, il silenzio del tramonto rotto dai campanacci delle mandrie, i preparativi per la cena che oscillava tra i venti e i trenta coperti, il mare del giorno dimenticato quando si tornava su, a casa.

Ci voleva. Immersione nella natura e nei sensi, l’anima ripulita dai grumi di sofferenza dei mesi passati. Le radici per un nuovo inizio.

I love New York

Sì, la amo. New York è una città di cui ci s’innamora, è un microcosmo che riflette il mondo intero.

Faticosa, soprattutto la prima volta, quando avresti voglia di vedere tutto, andare ovunque, non perderti niente. Poi sali in cima a un grattacielo, e ti sembra di poterla abbracciare tutta, o almeno di abbracciarne il cuore, l’isola di Manhattan.  Central Park

Dal top

Semine e raccolti, l’autunno che avanza

Sono un po’ sparita, ma giovedì scorso io e l’amato consorte siamo andati a Ischia per tre giorni. Era il mio regalo per il compleanno di Sten dell’anno scorso – eh, meglio tardi che mai – che mi sono potuta permettere grazie a un’offerta Groupon. Peccato per il tempo, perché era la nostra prima volta sull’isola e con il sole ce la saremmo goduta di più, però siamo riusciti a vedere tante cose, dai Giardini della Mortella al Castello Aragonese, da Sant’Angelo al museo archeologico di Villa Arbusto, muovendoci con gli affollatissimi autobus ischitani. In albergo c’erano pure varie piscine termali e un delizioso giardino aromatico con vista sulla baia di Citara.

Insomma, è stata una piacevole vacanzetta romantica, con la benedizione di Lula che ormai di noi non sa che farsene, soprattutto quando arriva il fine settimana.

La vacanza è stata vacanza anche dai pensieri autunnali che hanno iniziato ad affacciarsi da qualche settimana e che adesso richiedono con prepotenza la mia attenzione.

Devo fermarmi per capire cosa devo fare ora, perché ormai lo so come sono, una di quelle persone lente, ostinate, pigre ma tenaci, che seminano moltissimo e non sempre riescono ad occuparsi di tutte le coltivazioni fino al raccolto. Magari questa cosa qua è bella, seminare, far nascere cose, iniziare, avviare, mettere un mattoncino, poi un’altro, però dopo un primo raccolto importante poi sento tutta la fatica dell’impegno, mi sembra di  perdere di vista le mie aspirazioni, e sento di disperdere in tanti rivoli l’energia che dovrei incanalare per dare nutrimento ai miei sogni, alla costruzione della vita che vorrei e che continua a non corrispondere a ciò che potrebbe essere. Se io osassi di più, se ascoltassi con più attenzione i segnali che mando a me stessa e che scioccamente utilizzo solo per farmi del male, avvitandomi in un gioco esiziale di rimpianti, rimorsi, propositi triti e ritriti, finta accettazione di quel che passa il convento.

Un poco invidio chi riesce a mettere più punti e andare a capo senza tanti complimenti e ripensamenti, chi sterza bruscamente da una retta via che sembra non portare più da nessuna parte e accende il cambiamento a cui si aspira, semplicemente cambiando. Io invece sono una proustiana abitudinaria, piena di virgole, incisi e parentesi. Che ritarda all’infinito il momento in cui metterà quel punto e andrà a capo, che resta impigliata nelle ragnatele come una povera mosca sciocca.

Oh, come sono severa con me stessa! Sarà che mi voglio proprio tanto bene, e so di meritarmi di più.

La pioggia di settembre

Siamo sbarcati in Italia con la pioggia, dopo sedici giorni di Corsica che, come sempre, non delude.

Prima il cuore, Corte e le due valli della Restonica e del Tavignano, bagni nei fiumi, camminate a tratti durissime e la soddisfazione di sentire ammettere Lula che “ne valeva la pena”, salvo scoprire che il lago Melu era troppo freddo per bagnarcisi più di trenta secondi.

Poi il sud che ormai, al quarto viaggio, conosco bene, stavolta niente campeggio ma uno chalet nella macchia, dove la sera si avvicinava un cinghiale, più simile al facocero Pumba che a uno di quei bestioni maremmani con le zanne, alla ricerca di un po’ di cibo.

Il mare pulito, i blocchi di granito di punta Capineru al tramonto , sabbia rosata o bianca, torri, sentieri, le falesie di Bonifacio , le mucche di cala Rondinara e l’inconfondibile profilo leonino della roccia che sovrasta Roccapina.

Le bevute di mirto e birra Pietra nel campeggio dei nostri amici, troppo tranquillo per un gruppo di adolescenti inquiete.

L’unico dispiacere è di non aver potuto condividere questa bellezza fino in fondo con tutte le persone che avrebbero dovuto essere lì con noi, e che invece sono dovute andare via molto prima del previsto.

Altri pensieri, uno in particolare sapete quale sia, si affacciavano di tanto in tanto, ma la vacanza è stata talmente vacanza in senso letterale, che riuscivo ad allontanarli, spostandoli più in là, un poco più in là, dove ora mi aspettano. 

Prima pausa

Il caldo appiccicoso è arrivato. A piazza Navona, poi, la temperatura era ancora più alta, un po' perché c'era tanta gente raccolta per la manifestazione contro la legge-bavaglio e un po' perché nella mia piazza preferita non tira mai un alito di vento. Non so se servirà a qualcosa, ma come al solito in queste occasioni ci si sente bene, tra simili, e almeno per un po' ci si illude di vivere in un paese che non ha completamente svaccato, degno del luogo che ci accoglie.

Domani inizia una vacanzetta settimanale sul colle maremmano, e forse domenica riusciremo pure a fare un pranzetto con qualche bloggheressa che ha raccolto il mio invito. L'incontro mancato di febbraio m'è rimasto qui, e dobbiamo assolutamente recuperare. 

Sono contenta che la prossima settimana io e Lula saremo sole, core a core, al mare. Io ho bisogno di staccare un po', ricaricarmi per affrontare un altro pezzo di luglio impegnativo, e ci farà bene ritagliarci uno spazio e un tempo tutto nostro, lontano dai piccoli conflitti quotidiani e dalle grandi preoccupazioni familiari.
 

Il mio mare

Breve fuga maremmana, e c'è scappato pure il primo bagno della stagione, nel mare mosso ma pulitissimo della Feniglia. Passeggiando con Sten, Lula, Piero e il suo cane, verso il parco dell'Uccellina, dopo aver fatto colazione al bar del porto di Talamone, abbiamo fantasticato sbirciando tra i cancelli e le siepi delle case a picco sul mare. Ci vivresti qui? Sì, sì, ci vivrei. Il mare, l'isola di fronte, la macchia mediterranea, le torri saracene, un porto, le barche, Roma non così distante, Un paio di cinema a Orbetello, e altri a Grosseto. Sì, ci vivrei.

Poi è tornata la pioggia, siamo tornati qui. Fa freddo, i benefici della fuga svaniti in un attimo.

Tristezza e preoccupazione. Carezze sui punti dolenti, baci sulla fronte sfebbrata. Attesa perché arrivi finalmente qualche beneficio duraturo dalle terapie.


Come una funambola

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