Posts Tagged 'ansia'

Ora scrivo un bel post

E’ da giorni che mi dico, ora scrivo un bel post. Ora scrivo, come facevo un tempo, delle cose che mi sono successe e che ho fatto, della Sinfonie n. 4 e n. 5 di Beethoven dirette da Masur a cui sono andata con la mi’ mamma, del fatto che ovviamente abbiamo incontrato il musicalmente dottissimo dottor Zeta, e che fuori, nella cavea dell’Auditorium, si ballava il tango, della stanza di Lula dipinta di rosa – e non è male, non è affatto male – del festeggiamento per le nozze d’oro degli zii – urca! per arrivarci io e Sten dovremmo campare rispettivamente fino a 88 e 98 anni, se non si divorzia prima – e di quanto fossimo tutti felici perché c’era anche papà, che tra un paio d’anni lui sì che sarà lo sposo d’oro, del film della Coppola Somewhere, che insomma, mi ha lasciato freddina, dell’eccessivo cincischiamento su certi dettagli del mio libro, che s’intitola – anticipazione! – no, no, meglio aspettare.
Ecco, ho scritto un post. Bello no, ma non si può avere tutto dalla vita, di questi tempi.

prima settimana

E' passata solo una settimana da quando sono tornata, e mi sembra un secolo.

Lula dorme in salotto, visto che oggi è iniziata la ripittura della sua stanza. Sabato, mentre la smantellavamo, ho avuto una crisi di nervi spaventosa: causa scatenante la sua esasperante pigrizia, motivo reale la mia preoccupazione, la mia paura, il mio dolore, la mia fragilità emotiva, l'ordigno emotivo pronto ad esplodere in qualunque momento. Per fortuna la provvidenziale Ignazia amara è sempre pronta sul comodino: mentre Sten cercava di calmarmi e/o di farmi riconoscere la vera natura di quel fiotto di rabbia che avevo appena vomitato su di loro, mandavo giù le gocce omeopatiche antiansia. 

Sto finendo di preparare il libro per l'autopubblicazione, ogni tanto mi prende qualche ripensamento, un senso di sconfitta per non essere riuscita a trovare un editore, o per non avere avuto la pazienza di aspettare ancora un paio di risposte. Poi sfoglio la seconda copia di prova, riguardo il file della copertina forse definitiva, incasso con una certa soddisfazione i commenti di chi l'ha vista, ringrazio commossa gli amici addetti ai lavori disposti ad aiutarmi a promuoverlo, e ritorno sui miei passi. Incerti.
Come quelli di funambola. 

 

STO UN PO’ GIRATA

Ci sarebbe di  che scrivere.  Il papa che rinuncia a inaugurare l’anno accademico della Sapienza (follia invitarlo in quella circostanza, che ci si aspettava?  Cosa?),  i deliri sulla moratoria proposta da Ferrara, la monnezza campana,  il ministro della giustizia che si dimette perché sua moglie è agli arresti domiciliari e lui è indagato per robetta come concorso in associazione a delinquere e concussione…  La mia anima laica, anticlericale, femminista, comunistaitalianaberlingueriana ha subito troppi affronti e non ce la faccio, non ce la faccio proprio a esprimere tutta la mia indignazione.

Ho i miei cavoli da tenere a bada, la puntura inducimenopausa appena fatta (e mi sono pure sbagliata, mi sono fatta iniettare da Sten quella mensile e non la trimestrale, mannaggia), elettrocardiogramma come al solito un po’ anomalo, ma niente di che, TAC total body da fare tra una settimana, alè, visita per il “rinnovo” dell’invalidità civile (ero 100% per due anni… Ora chissà) da cui dipende la possibilità di continuare a usufruire dei permessi retribuiti al lavoro (in pratica un orario ridotto di due ore al giorno, o di tre giorni al mese). Se me li tolgono stavolta faccio ricorso, non come la prima volta, nel 2000, quando non mi hanno riconosciuto la “gravità” dell’handicap e ho mugugnato senza battere ciglio, invidiando tutte le persone che invece, con la stessa patologia, avevano avuto quel riconoscimento – sì certo, fa un po’ strano considerare il cancro un handicap, ma insomma, se non è un handicap grave avere le cellule che fanno a cazzotti fra di loro, senza aver mai la certezza che gliele hai suonate di santa ragione, mi devono spiegare che cos’è ‘sta malattia del cazzo. Con tutto il rispetto per i portatori di handicap fisici ben visibili. Venerdì vado a farmi una chiacchierata con il dottore della mia psiche, colui che mi ha tirato fuori dal pozzo nero della depressione post-partum e da un altro momento difficile. Non ci vediamo da molto tempo, l’appuntamento preso due anni fa era saltato per il ricovero ospedaliero, e poi  mi sembrava di farcela bene anche senza di lui. Ce l’ho fatta bene, ce la faccio anche adesso. Però gli devo raccontare un po’ di cose, di pensieri cattivi. Di ansie che devo continuare a tenere sotto controllo. Ansie, stress, paure. Che valutino anche questo i signori medici legali.

SCIROCCO

In serata andrò dal dottor Zeta col malloppo di esami bellissimi, sarò l’ultima visita della sua lunga giornata ospedaliera. ("Così dopo mi dai un passaggio a casa", ha aggiunto subito.) Magari riuscirò a convincerlo a impiegare parte delle sue vacanze a buttar giù qualcosa, il suo diario di una delle tante battaglie che combatte da stratega, quella mia, nella fattispecie. Chissà, un giorno aveva manifestato un certo interesse alla cosa, poi il fatto di vederci (per mia fortuna!) solo ogni quattro mesi, ha complicato la possibilità di riprendere il discorso. La mia parte ovviamente c’è già, la sto solo aggiustando.

Potrei raccontargli anche il sogno angosciante che ho fatto venerdì notte, al mare, dove i tre giorni di vento meridionale mi hanno dato letteralmente alla testa. Il sogno rigurdava le analisi che dovevo fare per i controlli: aspettavo moltissimo in un laboratorio supermoderno ma assolutamente inefficiente. Quando finalmente era il mio turno non riuscivo più a trovare le impegnative, scartabellavo nella mia borsa in preda al panico finché non ho aperto gli occhi, distrutta dalla stanchezza.

Sten è sicuro che un giorno si troverà il rimedio definitivo, e finalmente potrà finire lo stillicidio dei controlli. Dobbiamo solo avere pazienza, e affrontare la boa dei quattro-sei mesi col vento in poppa che ci spingerà fino al traguardo.

Scrivo poco, leggo molto, soprattutto la sera tardi. La porta di Magda Szabò è alle ultime pagine. Personaggi come Emerenc ti si conficcano nella carne.

A VOLTE RITORNA

Sabato mi sono svegliata presto, con un cerchio alla testa e un’ansia montante.

Avrei voluto dormire ancora, e invece i pensieri hanno cominciato ad accavallarsi, molesti.

Però non riuscivo nemmeno ad alzarmi, perché quella bestiaccia, l’ansia appunto, sembrava essersi aggrappata al cuore, e lo rendeva pesante. Un macigno.

“Perché? A cosa pensi?” Mi ha chiesto preoccupato Sten. “Stai tranquilla, va tutto bene.”

Non c’era una ragione specifica. Ma ho avuto paura. Tanto che quando lui è uscito per comprare il giornale l’ho chiamato, quasi in lacrime, per chiedergli di tornare subito a casa, dopo aver comprato l’Ignatia (scioccamente non ne ho una scorta a casa…).

Mi ha trovata così, in preda all’angoscia.

Ho preso l’Ignatia, sono rimasta a letto ancora un po’, aspettando che il rimedio omeopatico facesse effetto.

Finalmente ho avuto la forza di alzarmi, Lula si è svegliata, me la sono coccolata un po’, e come d’incanto la bestia ha mollato definitivamente la presa, ripiegando negli angoli bui dell’anima.

 

Stanotte ho fatto un sogno. Di quelli che non serve interpretare perché dicono tutto esplicitamente. Stavo facendo un esame medico, ma si svolgeva in una stanza enorme che faceva anche da sala d’aspetto. Così mi trovavo a torso nudo davanti a decine di persone tra medici, infermieri e persone sedute in attesa del loro turno. Mi ero dovuta togliere strati di vestiti informi, magliette, maglioni, grembiuli. Come se avessi cercato di nascondere quello che poi ho dovuto mostrare senza neanche troppa vergogna. Sono evidenti due cose: l’ansia per gli esami a cui mi sono appena sottoposta e che tra due giorni passeranno al vaglio del mio oncologo, e la novità del blog con cui posso mettermi a nudo di fronte a persone del tutto sconosciute.


Come una funambola

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