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Biotestamento, libertà e autodeterminazione otto anni dopo Eluana

“Il testamento biologico non è un atto individuale che separa chi lo scrive da tutti gli altri, i medici, gli infermieri, i familiari. Non è la rivendicazione di un destino particolare. […] E’ un biglietto d’invito perché ognuno, durante la festa e in previsione della fine della festa, sappia apprezzare gli amori, i balli, lo spegnersi delle luci, la malinconia dei saluti.”

[Corrado Sannucci, A parte il cancro tutto bene, Milano : Mondadori, 2008, pp. 146-147]

 

Oggi, finalmente, è stata approvata la legge sul consenso informato e le disposizioni anticipate di trattamento, meglio nota come legge sul biotestamento.

In questo blog ho affrontato in diverse occasioni la questione delle scelte sul fine vita e del testamento biologico.

In particolare, otto anni fa, il 10 febbraio 2009, il giorno dopo la morte di Eluana Englaro, scrivevo “Mi sembra chiaro che ora sia doveroso che il Parlamento voti una legge che comprenda anche nutrizione e idratazione tra quei trattamenti che ognuno di noi può decidere che gli siano interrotti nei casi in cui questi si configurino, appunto, come terapie mediche attuate senza un risultato accettabile di cura. Mai come in questo momento ho desiderato essere una parlamentare, poter essere io, in prima persona, a decidere di poter ampliare il concetto di libertà personale includendovi anche la libertà di morire, e contrastare chi vorrebbe imporre quella che sempre più mi appare come una totalitaria concezione del vivere.”

Ecco, ora questa legge esiste, e, all’articolo 1, “stabilisce che nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata” all’articolo 5 stabilisce che sono considerati trattamenti sanitari la nutrizione artificiale e l’idratazione artificiale, in quanto somministrazione, su prescrizione medica, di nutrienti mediante dispositivi medici.” 

Ci sono voluti tanti anni per arrivare a questo risultato, anni di sofferenze inutili, di accanimenti terapeutici non richiesti, di sentenze favorevoli e leggi incostituzionali, di parole vergognose pronunciate in difesa di un’ipocrita difesa della vita, contro la libertà di scelta terapeutica, contro l’autodeterminazione delle persone.

Oggi nell’aula del Senato è stata una bella giornata di bella politica e di civiltà, come accade di rado.

Foto da La Repubblica

 

 

L’ipocrisia del fine vita

Berlusconi vorrebbe che i suoi parlamentari si affrettassero ad approvare la legge contro il testamento biologico in discussione alla Camera. Ha scritto loro una letterina, spiegando che non sarebbe il caso di legiferare su materie così intime ma visto che i giudici scavalcano il Parlamento pretendendo di sancire il diritto a morire, bisogna fermarli. Perché la libertà non può mai arrivare a negare la vita, dice.

Sottoscrivo una per una le parole di Adriano Sofri su Repubblica, che chiariscono con la consueta lucidità i termini della questione. Già all’indomani della morte di Eluana Englaro mi ero riconosciuta in quella sua esclamazione, “giù le mani da me, per favore”, e auspicavo che il Parlamento votasse una legge che sancisse il diritto a disporre liberamente del proprio corpo in caso di impedimenti futuri, esprimendo – attraverso un testamento – la proprie volontà sul proseguimento o meno di cure – comprese idratazione e nutrizione artificiale.

Adesso invece si vorrebbe realizzare esattamente il contrario: una legge che sancisca l’obbligo a vivere, anche contro la propria volontà espressa in un testamento o, come si chiamerebbe, Dat (Dichiarazione anticipata di trattamento). Infatti nel testo in discussione idratazione e alimentazione artificiale non vengono considerate cure rinunciabili, e  la Dichiarazione non sarebbe nemmeno vincolante per il medico curante.

Questa legge scandalosa quindi renderebbe vana la battaglia di Beppino Englaro e di quanti sono stati costretti a rivolgersi a un giudice per ottenere il rispetto delle proprie decisioni in merito al proprio vivere e per pretendere l’interruzione di ogni genere di accanimento terapeutico.

Questa legge toglie diritti, invece di garantirli.

Ecco, è facile capire perché improvvisamente ci sia tanto interesse a far approvare una legge così. Ci sono le elezioni, bisogna ingraziarsi il Vaticano, frenare l’emorragia di voti che tutti i sondaggi prevedono.

Così come è stato necessario fermare il nucleare, salvo poi dichiarare candidamente che si è fatto solo perché gli elettori erano spaventati da Fukushima, ma che tanto tra uno o due anni si potrà ripartire.

(Baciare le mani al dittatore, e poi lo bombardarlo.)

Io non ce la faccio proprio più.

Vengo o me ne vado

Diciamo la verità, gli elenchi dei valori di sinistra e di destra letti da Bersani e da Fini a Vieni via con me, come ha giustamente sottolineato poco fa Crozza, erano ridicoli: c’era bisogno di stare incollati ad un pezzo di carta, per due politici di lungo corso come loro?  Non li conoscono a memoria i valori che dovrebbero rappresentare? V’hanno scaldato i cuori, gente di sinistra e gente di destra? Mah.

Sicuramente mi ha commosso Saviano che raccontava la storia di Piero e Mina Welby, e poi Mina che leggeva le ultime parole di suo marito. E naturalmente Beppino Englaro.

Paolo Rossi ha biascicato cose incomprensibili.

E’ stato esilarante e graffiante Albanese con il suo Cetto La Qualunque, come al solito.

Ormai i comici sono diventati la coscienza critica della società.

Però non voglio infierire, e anzi esulto perché una trasmissione in cui si parla di mafie, eutanasia, legalità, precari, possa essere vista da milioni di telespettatori.

Ah, e poi sono molto contenta per le primarie di Milano, vinte da Giuliano Pisapia.  Ora aspetto con impazienza quelle nazionali.

Buonanotte


Come una funambola

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