Siamo sbarcati in Italia con la pioggia, dopo sedici giorni di Corsica che, come sempre, non delude.
Prima il cuore, Corte e le due valli della Restonica e del Tavignano, bagni nei fiumi, camminate a tratti durissime e la soddisfazione di sentire ammettere Lula che “ne valeva la pena”, salvo scoprire che il lago Melu era troppo freddo per bagnarcisi più di trenta secondi.
Poi il sud che ormai, al quarto viaggio, conosco bene, stavolta niente campeggio ma uno chalet nella macchia, dove la sera si avvicinava un cinghiale, più simile al facocero Pumba che a uno di quei bestioni maremmani con le zanne, alla ricerca di un po’ di cibo.
Il mare pulito, i blocchi di granito di punta Capineru al tramonto
,
sabbia rosata o bianca, torri, sentieri, le falesie di Bonifacio
, le mucche di cala Rondinara e l’inconfondibile profilo leonino della roccia che sovrasta Roccapina.
Le bevute di mirto e birra Pietra nel campeggio dei nostri amici, troppo tranquillo per un gruppo di adolescenti inquiete.

L’unico dispiacere è di non aver potuto condividere questa bellezza fino in fondo con tutte le persone che avrebbero dovuto essere lì con noi, e che invece sono dovute andare via molto prima del previsto.
Altri pensieri, uno in particolare sapete quale sia, si affacciavano di tanto in tanto, ma la vacanza è stata talmente vacanza in senso letterale, che riuscivo ad allontanarli, spostandoli più in là, un poco più in là, dove ora mi aspettano. 
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