È stato il mio film di Natale, anche se non morivo dalla voglia di vederlo nonostante avessi molto amato il primo.
E infatti questo secondo mi ha lasciato diversi dubbi – il sequel non è mai l’originale – anche se l’ambientazione marina e gli effetti del tridimensionale sono davvero magnifici.
Restano i temi ecologisti, il rispetto per la biodiversità e il valore delle mescolanze tra culture, meno la radicale critica antimilitarista, anzi.. E soprattutto è difficile per i neofiti capire la vicenda precedente che aveva portato l’avatar di un ex marine a metter su famiglia sul pianeta ecosostenibile insieme alla figlia del capo dei Na’Vi fino a diventare egli stesso il leader del gruppo.
Il motivo che riporta l’avatar del colonnello e i suoi scagnozzi sul pianeta Pandora, Eden dalla natura rigogliosa in perfetto equilibrio con chi la abita, sembra più una brutale vendetta personale che la solita strategia colonialista di depredare e distruggere altre civiltà per arricchire e preservare la propria.
Su Pandora la natura è rispettata grazie a Eywa, la grande madre che tiene connessi tutti gli esseri viventi, i Na’Vi, alti, blu, occhi enormi, orecchie a punta, nasi un po’ schiacciati, muscoli affusolati ed elastici, con altri animali, pesci, piante, l’acqua e l’aria.
Ma questo secondo film è centrato sulla “famiglia”, anche se allargata, con figli nati o adottati in modi diversi, meticci, ribelli, reietti, consapevoli che sono genitori quelli che cercano di essere tali, non necessariamente se ti hanno generato. Bello, giusto.
Molto meno il concetto di famiglia fortezza del finale, come se fosse impossibile vivere se non in qualche genere di clan familiare, protettivo e accogliente, anche se talvolta è sano disubbidire ai padri, soprattuto se tentano di imporre un’educazione militare a ragazzi abituati a scorrazzare per la foresta.
L’importanza dell’inclusione è troppo annebbiata dal fragore di armi anche se, alla fine, ma non voglio spoilerare, non saranno loro a salvare Pandora.
Ultimi commenti