Ogni presentazione di Scriverne fa bene si porta dietro un carico di emozioni che poi faccio fatica a raccontare, perché temo di omettere qualcosa e non rappresentare come si deve quello che significa, ogni volta, parlare delle nostre storie e, soprattutto, parlare di chi non c’è più.
A Torino, sabato scorso, è stato inevitabile rievocare il Salone del libro 2012, esattamente due anni fa, quando nella Sala rossa del Lingotto, veniva presentato da Mario Calabresi e Umberto Veronesi il libro di Anna Lisa, Toglietemi tutto ma non il sorriso, pubblicato dopo la sua morte da Mondadori.
Due anni fa ero lì, emozionatissima, insieme a Milva, per raccontare l’Anna Lisa blogger che avevamo conosciuto, e l’associazione Annastaccatolisa, nata per ricordarla e per aiutare la ricerca sul cancro del seno. Quel pomeriggio, incapace di andare a braccio, con gli occhi incollati sul foglio dove avevo stampato il mio intervento, tentavo di spiegare perché era stata così importante la scelta di condividere per mezzo della scrittura in rete, di un blog, un’esperienza di malattia così drammatica.
Due anni dopo sono tornata a Torino, non al Salone “ufficiale” ma nel Salottino OFF di una libreria indipendente e bellissima che si chiama Trebisonda, a presentare il mio libro, che parla anche di lei. E di Anna. Per questo, rispondendo alle domande di Marco Giacosa, il momento più difficile ed emozionante è stato proprio spiegare perché scriverne abbia fatto bene non solo a me e a tutte quelle che come me sono guarite, e che magari per questo hanno deciso di chiudere il blog e considerare conclusa felicemente quell’esperienza, ma anche a loro, che non ci sono più. Perché abbia fatto bene a chi ha letto le loro parole, ha seguito per anni i loro blog, imparando a posare lo stesso sguardo sul dolore e sulla felicità, sulla rabbia e sull’accettazione.
Accanto a me, oltre a Marco, c’era Silvia Tessitore, la mia editora appassionata e battagliera, a raccontare perché, quando le ho proposto di ri-pubblicare Come una funambola mi abbia invece proposto un nuovo impegno che potesse dar conto di un’esperienza non più solo personale, ma collettiva.
A ospitarci, non solo alla Trebisonda, ma anche a casa sua, per tutto il fine settimana trascorso a Torino, Malvina, conosciuta da blogger tanti anni fa, oggi libraia valorosa, infaticabile, capace di far diventare in pochi anni la libreria di San Salvario una delle realtà culturalmente più vivaci della città.
In prima fila, talmente attento da dimenticarsi di fare qualche foto, questa volta c’era Sten, e il mio amico Piero con cui in mattinata avevamo passeggiato per il centro e visitato la bella mostra sui Preraffaelliti.
Dopo la chiacchierata sotto forma di intervista brillantemente gestita da Marco, che ne ha poi scritto su La Stampa, c’è stato un attimo di silenzio imbarazzato tra i presenti, ma poi sono partiti gli interventi, le domande, la discussione. Grazie ad Alessia, a Elisa (l’affezionata lettrice torinese conosciuta due anni fa), a Marina, che mi ha detto alla fine che segue da tempo i nostri blog, senza mai commentarli. E grazie a Francesca, una laureanda in scienze infermieristiche, che ha deciso di fare una tesi sulla medicina narrativa e su Oltreilcancro. A presentazione ormai conclusa è arrivata pure Eddy, che mi ha conosciuta attraverso Malvina e la lettura di Come una funambola. Le chiacchiere sono proseguite per strada, prima di andarcene con Sten e Piero a contemplare dalla cima della Mole la città al tramonto e a visitare (io per la seconda volta) il Museo del cinema.
La mattina dopo abbiamo fatto un breve giro per il Salone, soprattutto per andare a salutare allo stand Zona un altro Piero, l’editore. E stavolta Sten la foto ricordo è riuscito a scattarla 🙂 
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