Mi piacerebbe poter tornare a raccontare con leggerezza le cose della vita. Quelle cose lievi che, per fortuna, non smettono di capitare, strappando un sorriso e massaggiando le contratture della vita.
Ora però il pensiero corre esclusivamente a come costruire qualcosa d’importante per ricordare Anna Lisa, a non fermare quella straordinaria onda di affetto da cui è stata accompagnata in questi mesi durissimi.
Oggi mi sento più sollevata, dopo aver parlato con suo marito, che lei nel blog chiamava Qualcuno, e aver condiviso con lui idee e progetti partoriti in questi dieci giorni. Idee e progetti che, mi ha assicurato, sarebbero stati gli stessi della sua Anna Lisa.
Ieri, mentre andavo a danza, guidando nella tangenziale est miracolosamente decongestionata, è apparsa improvvisamente la luna piena, enorme, stagliata sul cielo ancora chiaro, proprio davanti a me, bassa sul filo dell’orizzonte stradale.
Ho immaginato che in quell’istante tutti noi che eravamo su quella strada la stessimo guardando, con lo stesso incanto e con un’ identica commozione. In quella visione magnifica ho cercato mio padre e Anna Lisa, ho lasciato andare via gli umori melanconici, impastati a rabbia, e ritrovato una traccia di senso, un barlume di speranza, la poesia di cui talvolta il mondo ci fa dono.
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