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Luna piena

Mi piacerebbe poter tornare a raccontare con leggerezza le cose della vita. Quelle cose lievi che, per fortuna, non smettono di capitare, strappando un sorriso e massaggiando le contratture della vita.

Ora però il pensiero corre esclusivamente a come costruire qualcosa d’importante per ricordare Anna Lisa, a non fermare quella straordinaria onda di affetto da cui è stata accompagnata in questi mesi durissimi.

Oggi mi sento più sollevata, dopo aver parlato con suo marito, che lei nel blog chiamava Qualcuno, e aver condiviso con lui idee e progetti partoriti in questi dieci giorni. Idee e progetti che, mi ha assicurato, sarebbero stati gli stessi della sua Anna Lisa.

Ieri, mentre andavo a danza, guidando nella tangenziale est miracolosamente decongestionata, è apparsa improvvisamente la luna piena, enorme, stagliata sul cielo ancora chiaro, proprio davanti a me, bassa sul filo dell’orizzonte stradale.

Ho immaginato che in quell’istante tutti noi che eravamo su quella strada la stessimo guardando, con lo stesso incanto e con un’ identica commozione. In quella visione magnifica ho cercato mio padre e Anna Lisa, ho lasciato andare via gli umori melanconici, impastati a rabbia, e ritrovato una traccia di senso, un barlume di speranza, la poesia di cui talvolta il mondo ci fa dono.

Una giornata

Faticosamente mi sto abituando all'orario di lavoro "normale", senza le due ore quotidiane di permesso 104. Faticosamente. Oggi dopo anni ho fatto addirittura la chiusura: prendi busta sigillata contenente chiavi principali, prendi chiavi del magazzino, chiudi bacheca, metti i tre oggetti in un'altra busta, scrivici che ci sta dentro, sigilla, spilla, sigla i lembi, dai una controllata in giro che non ci sia qualche maniaco nascosto tra gli scaffali, o un vecchio studioso addormentato sui volumi, o qualcosa di anomalo che possa essere normalizzato da te, passa il badge, firma – sì, bisogna pure firmare, anche se c'è il badge, esci, fermati dai carabinieri che presidiano il palazzo, consegna la busta, firma, metti l'orario e via. Fuori. Sperando di aver fatto tutto bene e di non ricevere la terribile domanda, domattina: Hai chiuso tu ieri?

A casa ho trovato Lula, supportata da mia madre, che preparava una sorpresona golosa per Sten, visto che domani è la festa del papà. Ho aiutato nel finale, approfittando per leccare residui di crema pasticcera e cioccolata fusa. L'ho convinta a festeggiare stasera, e non domattina alle 7 che si va tutti di corsa. Così Lula ha chiamato il padre in ufficio e gli ha chiesto quando preferisce essere festeggiato. Anche lui è stato d'accordo nell'anticipare.
Bene.
Ho preparato la cena col poco che ho trovato in frigo: peperoni in padella e petti di pollo infarinati con formaggio e prosciutto.
Un orecchio al tg, tanto per rovinarsi l'appetito.
Ma conservo ancora il buon umore provocato dal film che abbiamo visto ieri in dvd L'uomo che fissa le capre, e il sapore poetico delle parole del racconto Il peso della farfalla di Erri De Luca, che ho letto ieri mente aspettavo che Lula finisse di danzare.

E' ora di cena. State bene.  

COLLOQUI

Cose da pazzi, i colloqui pomeridiani con i prof di Lula! Elenchi infiniti e pasticciati, attese saltando da una classe a un’altra, evitando gli sgomitoni, i furbetti, gli ansiosi, quelli "ah, scusa c’era qualcuno prima di me?", gli scientifici con foglietto alla mano, genitori sull’orlo di una crisi di nervi.

Me la sono cavata, e ho avuto la conferma che la matematica non è la passione di Lula, anche se la professoressa mi ha confessato di avere un debole per lei e si è dichiarata convinta che la ragazza migliorerà, che l’italiano è il suo cavallo di battaglia, che in inglese va benissimo anche se ad ogni verifica guarda incredula quei voti alti e chiede conferma alla teacher se sono davvero i suoi, e che in storia e geografia procede senza intoppi. Il prof di arte teneva ogni genitore circa venti minuti, così ho lasciato perdere, visto che c’erano almeno trenta persone iscritte prima di me. Non avendo il dono dell’ubiquità, e non avendo intenzione di fare notte a scuola, ho saltato anche francese, tecnica, educazione fisica.

Fuori diluviava, e io non avevo l’ombrello, ero a piedi, e una stronza genitrice si è rifiutata di darmi un passaggio.

CHE FAI, LUNA?

C’è una luna piena grossa così. La guardavo questo pomeriggio, enorme e rossa e dardeggiata dal tramonto. Stavamo litigando di brutto, io e Sten, in macchina sull’Olimpica e guardando la luna bassa e grassa ho capito che era per colpa sua. Gli ormoni delle femmine ce li ho soffocati, ma il richiamo della signora del cielo è sempre forte. Sono nati più bambini, i cani hanno ululato, le teste lunatiche hanno girato. Luna, luna,  quant’impazzimenti e quanta meraviglia. Uh, sarà per colpa sua pure se il governo cade e ci toccherà andare a votare non si sa bene cosa e come e perché col rischio di un berlusca3, il peggiore degli incubi? Dopo il primo match Casini-Pecoraro Scanio a Ballarò sono scappata qui, a ticchettare, ripensando a quella bella luna fomentatrice di stranimenti.

Tra un paio di giorni devo entrare nel tubo per la perlustrazione totale, altro che luna!


Come una funambola

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