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L’ultimo giorno di scuola

Domani sarà l’ultimo giorno di scuola di Lula. Ultimo ultimo, visto che deve fare l’esame di maturità, e anche il liceo sarà finito.

A chi segue questo blog fin dall’inizio, quando la ragazza era una bambina di seconda elementare, farà una certa impressione. Figuratevi a me: oggi, mentre la vedevo cantare i carmi di Catullo nel coro organizzato dalla prof. di latino, ricordavo l’emozione dei saggi di fine anno quando era alla scuola materna, e poi alle elementari, alle medie, agli spettacoli del laboratorio teatrale del liceo, che poi era stato anche il mio. Adesso questo ciclo si è concluso, Lula è una persona adulta che fa le sue scelte per costruirsi il futuro e vivere la vita che vorrà, in piena autonomia anche se non le mancheranno suggerimenti e supporto da parte mia e di Sten.

Non è un’epoca facile, e confesso di essere preoccupata per lei, e per tutti noi.

Ma credo sia venuta su piuttosto bene, solida, determinata. Sono sicura che se la caverà, e qualcosa di più.

Te lo auguro Lula, figlietta mia.

Dopo trent’anni

Non vi ho fatto gli auguri di Natale, ma quei giorni lì, quando arrivano, mi fanno stare sempre così male che preferisco farli passare senza calcare la mano.

Adesso sono davvero in vacanza, anche se buona parte del tempo libero per ora l’ho passato a lavorare per l’associazione, e questo mi piace, mi fa bene. Ho coinvolto formalmente anche il dottor Zeta, e un compagno di liceo che ho rivisto dopo trent’anni una settimana fa e che si occupa di oncologia molecolare.

La cosa molto carina accaduta in questo periodo è proprio l’evento del 21 dicembre: il trentennale del quarto ginnasio, organizzato da me a settembre quando ho realizzato che Lula stava iniziando il suo primo anno di liceo classico esattamente trent’anni dopo il mio (e nella stessa scuola). Poteva essere uno di quegli eventi squallidi, da dimenticare, poteva non provocare l’entusiasmo che invece ha suscitato tra i tantissimi che hanno risposto alla chiamata e anche tra chi non è riuscito materialmente ad essere presente. Invece è stato proprio bello, e anche se molte di quelle persone non ho mai smesso di frequentarle, è stata una piacevole scoperta ritrovare chi non vedevo da decenni e riconoscere in tutti i segni della passata adolescenza ben amalgamati in quelli dell’attuale maturità.

Alla fine il fotografo del gruppo ci ha immortalato riuscendo a cogliere esattamente il clima felice che ha riscaldato quella serata così speciale.

COSE ALTAMENTE CONCETTUALI

Sono reduce da una giornata intensa, con un bel corso sul Nuovo Soggettario (lo strumento finalmente rinnovato dopo oltre cinquant’anni che può essere utilizzato dai bibliotecari italiani per indicizzare semanticamente le notizie bibliografiche. Un tesauro, insomma). Una sana immersione negli aspetti più concettuali del mio lavoro, una boccata d’ossigeno lontano dalla pratica quotidiana meccanica e, sostanzialmente, noiosa. Linguaggio naturale e controllato, analisi a faccette, interoperabilità, disambiguazione dei significati, relazioni tra termini…Ovviamente mi sono sentita ancora più offesa dalla prospettiva di poter non essere più considerata una bibliotecaria.

Tornando a casa mi sono fermata a scuola di Lula, catapultandomi nel girone infernale dei colloqui con i professori, l’incubo di tutti i genitori che non hanno la possibilità di andare alle ore di ricevimento mattutine. In realtà avevo deciso di tirare dritto e tornare a casa, sapendo cosa mi aspettava. Però mi sembrava brutto non provarci nemmeno, così ho fatto quel che ho potuto, ovvero quasi niente. Un saluto veloce alla prof. di Lettere ("che ci dobbiamo dire? Va tutto benissimo"), la conoscenza con la nuova di Tecnica, e uno scambio entusiasta con la prof. di Matematica che è riuscita nell’impresa di riconciliare Lula con la materia, tanto da farle prendere gran votoni alle verifiche. Evviva.

COLLOQUI

Cose da pazzi, i colloqui pomeridiani con i prof di Lula! Elenchi infiniti e pasticciati, attese saltando da una classe a un’altra, evitando gli sgomitoni, i furbetti, gli ansiosi, quelli "ah, scusa c’era qualcuno prima di me?", gli scientifici con foglietto alla mano, genitori sull’orlo di una crisi di nervi.

Me la sono cavata, e ho avuto la conferma che la matematica non è la passione di Lula, anche se la professoressa mi ha confessato di avere un debole per lei e si è dichiarata convinta che la ragazza migliorerà, che l’italiano è il suo cavallo di battaglia, che in inglese va benissimo anche se ad ogni verifica guarda incredula quei voti alti e chiede conferma alla teacher se sono davvero i suoi, e che in storia e geografia procede senza intoppi. Il prof di arte teneva ogni genitore circa venti minuti, così ho lasciato perdere, visto che c’erano almeno trenta persone iscritte prima di me. Non avendo il dono dell’ubiquità, e non avendo intenzione di fare notte a scuola, ho saltato anche francese, tecnica, educazione fisica.

Fuori diluviava, e io non avevo l’ombrello, ero a piedi, e una stronza genitrice si è rifiutata di darmi un passaggio.

AUGURI A STEN E ALL’ONDA CHE CRESCE. E DOLORE PER L’OSPEDALE CHE DOMANI MORIRA’

E’ il compleanno del mio amour, capitato in una giornata bellissima, nonostante la pioggia che a tratti è scesa copiosa e il traffico in tilt che mi ha fatto impiegare un’ora e mezzo per tornare a casa. Verso mezzogiorno insieme a una collega abbiamo deciso di prendere un permesso e attraversare il ponte per raggiungere la piazza che non la finiva più di riempirsi. Cortei andavano e venivano, prof e studenti da tutta italia, allegria e rabbia, consapevolezza, ironia, determinazione. Molto più di una boccata di ossigeno. La spinta incredibile di quest’onda ci porterà lontano. A tutti. La provocazione di ieri forse non sarà l’ultima, ma oggi c’è già stata la prima imponente risposta.

Arrivando in piazza siamo passate davanti al San Giacomo, che invece stava vivendo oggi il suo giorno più triste. Domani alle 18 verranno messi i lucchetti, niente proroghe, nessun ripensamento. "Passerai?" mi ha chiesto ieri Zeta. Sì, cercherò di essere lì, davanti all’ospedale che muore. Con tutto quello che sta accadendo nessuno ci farà caso. Una battaglia persa.

PASSA IL DECRETO GELMINI E SPUNTANO I MANGANELLI

Alla fermata dell’autobus arrivavano a gruppetti studenti provenienti dal Senato e da piazza Navona. C’era un ragazzo che raccontava all’amico che evidentemente non era potuto andare a manifestare (aveva stampelle e gesso a una gamba) tutto quello che era successo, prima e dopo l’approvazione del famigerato decreto Gelmini. Avevo appena letto le news online e sapevo delle provocazioni dei fascisti armati di bastoni, degli scontri in piazza, della polizia che stava a guardare, o al limite manganellava quelli disarmati. Mi sono avvicinata un po’ per sentire meglio, il ragazzo confermava tutto quello che avevo letto sul sito di Repubblica, presente con una sua postazione e con giornalisti come Curzio Maltese, che ha paragonato quello che è successo oggi a Roma ai peggiori momenti del G8 di Genova. Il ragazzo ha raccontato dell’arrivo del camion pieno di manganelli, dell’attacco ai veri studenti che manifestavano pacificamente, della necessità, anche durante il corteo, di fare un cordone per proteggersi dai neonazisti in maglietta nera che inneggiavano al duce. E’ saltato sull’autobus, aiutando il suo amico, proprio quando avevo deciso di andarci a parlare. Questa è la strategia per screditare e indebolire il più importante movimento di studenti degli ultimi decenni. La solita vecchia strategia della tensione. Ma spudorata, scoperta, spavalda. Basta vedere le immagini, i video, ascoltare le testimonianze.

UN SALUTO A FOA, SOLIDARIETA’ A SAVIANO e altro

E’ morto Vittorio Foa, un grande vecchio della sinistra italiana, un pezzo fondante a cui tutti dobbiamo molto. Ci mancherà, mancheranno le sue analisi lucide, la sua memoria e quel sorriso gentile che non aveva mai perso.

Inutile dire che sono solidale a Saviano, e che ho firmato l’appello pubblicato su Repubblica.

E che sono idealmente in piazza con gli studenti che protestano contro la Gelmini.

E che la mozione della Lega approvata dalla Camera sulle classi differenziali per stranieri è una porcheria razzista. Lo posso dire con cognizione di causa, visto che Lula è stata per 5 anni in una classe elementare composta per il 50% da ragazzini stranieri, che hanno imparato l’italiano stando insieme agli amici italiani.

Insomma, lo so, non c’è solo il mio San Giacomo, anche se giovedì dovrebbe esserci una manifestazione davanti alla Rai di viale Mazzini, e ho rimproverato Zeta perché nessuno me l’aveva detto. "Hai ragione, ma non ce lo siamo detti nemmeno tra noi…" Nei prossimi giorni dovrò andare a fare la paziente, e stabilire per bene quali saranno i prossimi controlli di dicembre. "Già" mi ha detto lui, " quasi quasi mi stavo dimenticando perché ci conosciamo…" Anche perché, non si sa mai, dovesse chiudere davvero, e, come dice l’ineffabile Marrazzo, aprire al suo posto un ospizio, voglio approfittare per la prima volta della nuova stanza visite di Zeta.

PRIMA

Ieri Lula ha iniziato la prima media, oggi ha già iniziato ad andare e tornare da sola, e con un gruppo di amiche sono pure andate a trovare una delle maestre alla vecchia scuola. Quando ha citofonato ho tirato un sospiro di sollievo, però mi aspettavo di vivere con più apprensione questo primo giorno di autonomia. E’ felice, è capitata in un’ottima sezione con la sua compagna di banco "storica" e le prof., che ci hanno voluti in classe la prima ora, sembrano confermare la fama che hanno: simpatiche, brave, accoglienti. (E molto critiche verso la Gelmini, tanto per farci capire subito come la pensano…)

Cinque anni finiti finiti

Oggi abbiamo dato l’addio definitivo alla scuola elementare, con la consegna delle schede di valutazione. Prima di arrivare Lula mi ha detto che magari anche i suoi figli andranno in quella scuola, così potranno dire che era stata la scuola della loro madre e della loro nonna. Io le ho detto "chissà dove abiterai quando sarai grande", e lei sembrava scocciata che non fossi entusasta all’idea che potesse continuare a vivere nello stesso quartiere in cui abitiamo ora. "A me piace abitare qui", ha insistito. E vabbè, meglio così.

La maestra d’italiano era commossa e faceva commuovere. La prima mamma che è entrata in classe ne è uscita con gli occhi lucidi. Dopo toccava a me, e me la sono abbracciata appena mi sono accorta che iniziava il momento critico, le ho detto anch’io tra le lacrime che era stata brava, una bravissima maestra, mentre Lula ci guardava un po’ perplessa, dopo aver incassato elogi e giudizi ottimi. Poi, per ricomporsi, l’insegnante ha tirato fuori una fiala con un’ essenza da annusare: "è anti isteria", mi ha detto sorridendo. Abbiamo inalato un po’ mentre entravano altri genitori e la maestra di matematica e scienze che ha ottenuto per l’anno prossimo di andare a insegnare alle medie.

Anche con i custodi (non si dice più bidelli) ci son stati baci e abbracci, e feste. Lula aveva preparato bigliettini con frasi personalizzate per ognuno di loro, e li aveva appiccicati sui regalini comprati dalla classe a Ventotene.

BALLO DI FINE ANNO

balloE così, Lula ha finito la scuola elementare. Ieri lo spettacolo sulla nascita dell’Universo, con danze, poesie e musica è stato strepitoso, come al solito mi sono commossa, ma stavolta di più. Dalle pallosissime recite natalizie dell’asilo, ai ritmi del sirtaki e del mambo son passati quasi otto anni, e il palco che sembrava grandissimo quando veniva calpestato da gnomi di tre o quattro anni adesso li conteneva tutti a fatica. E oggi, durante una festa di compleanno, mentre con gli ormoni in subbuglio giocavano al gioco della bottiglia baciandosi appassionatamente io e altre genitrici bevevamo prosecco promettendoci amicizia eterna. Anche se alle medie si divideranno tra le diverse sezioni e se ormai è finito il tempo degli assembramenti di genitori all’uscita della scuola (magistralmente descritti da Caos calmo di Veronesi). Lula probabilmente riuscirà a non separarsi dalle sue due amiche del cuore, conosciute il primo giorno di scuola materna e con le quali già programmano di andare allo stesso liceo, il mio amatissimo liceo.  Oggi però, scendendo per l’ultima volta le scale dell’atrio aveva le lacrime agli occhi. Domattina alle sei e mezzo partono tutti insieme per il campo scuola, e in questi quattro giorni sull’isola del vento avranno tutto il tempo di salutare l’infanzia come si deve. 

SIRTAKI2


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