E’ da giorni che mi dico, ora scrivo un bel post. Ora scrivo, come facevo un tempo, delle cose che mi sono successe e che ho fatto, della Sinfonie n. 4 e n. 5 di Beethoven dirette da Masur a cui sono andata con la mi’ mamma, del fatto che ovviamente abbiamo incontrato il musicalmente dottissimo dottor Zeta, e che fuori, nella cavea dell’Auditorium, si ballava il tango, della stanza di Lula dipinta di rosa – e non è male, non è affatto male – del festeggiamento per le nozze d’oro degli zii – urca! per arrivarci io e Sten dovremmo campare rispettivamente fino a 88 e 98 anni, se non si divorzia prima – e di quanto fossimo tutti felici perché c’era anche papà, che tra un paio d’anni lui sì che sarà lo sposo d’oro, del film della Coppola Somewhere, che insomma, mi ha lasciato freddina, dell’eccessivo cincischiamento su certi dettagli del mio libro, che s’intitola – anticipazione! – no, no, meglio aspettare.
Ecco, ho scritto un post. Bello no, ma non si può avere tutto dalla vita, di questi tempi.
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Ora scrivo un bel post
Published 13 settembre 2010 Dal vecchio blog 17 CommentsTag:ansia, cinema, disordine, lula, matrimonio, ricorrenze
E ripenso a quell’11 giugno di quattro anni fa, quando ci siamo sposati nella chiesa sconsacrata di Santa Maria in Tempulo, a Caracalla e non facevamo altro che ridere anche mentre ci davamo un irrituale bacio prematrimoniale…
Da che parte cominciare? Forse dalla passeggiata con mio padre, che per paura di non trovare posto vicino alla sala del comune ha parcheggiato all’inizio della stradina già piena di macchine. Mamma e Lula ci hanno anticipato un po’, e noi, a braccetto, abbiamo camminato senza fretta verso tutta quella gente che aspettava. Accipicchia quanti erano, che mi hanno riempita di baci e affettuosità e complimenti prima ancora di varcare il portone della ex chiesetta di S. Maria in Tempulo! E Sten che mi aspettava emozionato e un po’ dispiaciuto per non aver potuto consegnare il cd con You are the sunshine of my life di Steve Wonder che doveva aprire la cerimonia: purtroppo al Comune di Roma sono rimasti al mangianastri…E il felice ripiego con il bolero cubano (Dulce embeleso) cantato dagli amici del coro, (e canticchiato anche da noi due, in piedi davanti alle poltrone rosse). E subito, senza avere neanche il tempo di rendercene conto, quei quattro sì, due per confermare le nostre identità, l’altro all’unisono per confermare la volontà di sposarci, il quarto dei testimoni (mia sorella e un amico di Sten) che hanno confermato di aver sentito le nostre risposte affermative. (A proposito, durante la festa Sten ha invitato tutti a ripetere oggi quattro sì…) E la lettura degli articoli del codice civile, che esprimono chiaramente le spinte progressiste anni ’70 del nuovo diritto di famiglia, seguita dalla formula di rito: vi dichiaro marito e moglie. E poi, dulcis in fundo, la piccola Lula che ci ha portato le fedi messe sopra a un piattino d’argento. Discorso carino e auguri finali del celebrante, padre della mia cara amica creatrice del fantastico bouquet fatto di calle rosse e arancioni, con grappoli di ciliegie (vere). Ecco fatto. Sono diventata la signora speck in pochi, intensi minuti. All’uscita una grandinata di riso ha concluso come d’obbligo la cerimonia.
I festeggiamenti sono proseguiti in campagna tra cibo genuino, vino rosso della casa, brindisi su brindisi, discorsi sconclusionati e balli scatenati, aperti, per rimediare, da You are the sunshine of my life…
Ah, dimenticavo, dopo aver regalato le ciliegie ai bambini ho tirato il bouquet che ha prontamente agguantato un’altra aspirante sposa con prole e anni di convivenza alle spalle.
Insomma, si capisce che sono, siamo, molto molto felici? E che l’undici giugno duemilacinque è stato per noi un giorno memorabile?
Ultimo sabato da "nubile". Ah, ah, ah. ‘Sto matrimonio me sta a rincojonì. Addirittura sono andata al centro estetico annesso al mio parrucchiere per fare una prova trucco. Dopo non ero niente male, un nature sofisticato, forse un po’ troppo calcato il rossetto (ma essendo una prova avrò modo di aggiustare il tiro, tra una settimana). La truccatrice, un tipo serio, oserei dire triste, parlava sottovoce e mi faceva tante domande. Non per indiscrezione ma per personalizzare meglio il trucco e darmi qualche "prezioso" consiglio. Quando sono tornata a casa le reazioni sono state opposte: Lula – sei bellissima. Sten – per me stai bene pure struccata. Me lo sarei mangiato. Lula per fortuna è in ripresa, dopo la passata d’influenza che ha avuto ieri. Mi ero fissata che aveva l’appendicite, così ho messo in croce tutti i medici, pediatra, medico curante, amico omeopata, finché non mi hanno assicurato che i sintomi erano quelli di un virus che sta girando adesso. E meno male che le è venuto ieri. Ho immaginato quel risveglio spostato di una settimana, a sabato. Ore 5.15: mamma, ho mal di pancia. Ore 6: mamma, ho vomitato. Tutta la cena interamente riversata sul cuscino. Ore 7-13: altre 4 vomitate. E il pomeriggio febbre a 38.5. E se me lo becco io, il virus, la prossima settimana? E’ bene che raddoppi le dosi di Ignatia.
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