26 agosto 2021
Io e Caterina abbiamo attraversato la campagna maremmana mentre il sole ancora alto iniziava appena a declinare verso i monti dell’Uccellina.
Sulla destra il disco volante-trebbiatrice era atterrato davanti a un agriturismo che costeggiava la strada.
Dall’altra parte della strada la distesa brulla s’inerpicava verso l’altura su cui svettava il celebre braccio di Goldrake, col pugno chiuso, che spuntava dalla terra come un totem.
Ci siamo avvicinate prima al disco volante e poi, calpestando sterpaglie e respirando la terra alzata da un paio di fuoristrada che ci anticipavano attraverso i campi, abbiamo raggiunto il totem. Quando siamo arrivate noi, gli altri visitatori se ne andavano, lasciandoci libere di girare attorno al braccio di Goldrake, maestoso, e di ammirare la baia di Talamone con l’inconfondibile profilo della Rocca, l’isola del Giglio sullo sfondo.
Da lassù, una nuova prospettiva di luoghi a me noti e cari, amplificata dalla straniante presenza delle due installazioni.
(Anche se a me i cartoni giapponesi non piacevano, non ho mai visto una puntata di Atlas Ufo Robot, ma conoscevo solo la sigla, che a 11 anni canticchiavamo tutti.)
[Le insatallazioni sono di Mara Ricci, per Hypermaremma 2021]
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